Il Venerdì di Repubblica – 24 ottobre 2008


LI CHIAMANO «bambini farfalla», ma dietro la tenerezza dell’immagine si nasconde la tragedia di circa
ottocento piccoli che in Italia soffrono di epidermolisi bollosa, grave patologia che rende la pelle fragile come le ali di una farfalla. La loro speranza, e più in generale quella di chi ha i tessuti gravemente compromessi, è riposta nello sviluppo della cosiddetta «medicina rigenerativa», che si basa sull’uso delle cellule staminali (adulte).

Una buona notizia su questo fronte è l’apertura, il 27 ottobre, del Centro di medicina rigenerativa
Stefano Ferrari dell’Università di Modena e Reggio Emilia, con cui l’Italia diventerà il punto di riferimento
planetario per la ricerca in materia, oltre che per le sue possibili applicazioni in campo clinico. La struttura universitaria, integralmente finanziata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, sarà collegata alla facoltà di Bioscienze e biotecnologie e garantirà la produzione di tessuto epiteliale da utilizzare in campo clinico per la rigenerazione dei tessuti , danneggiati (anche mucosa uretrale e mucosa del cavo orale).

Allo stesso tempo si concentrerà su due linee di ricerca principali: da un lato la terapia cellulare, dall’altro quella genica. Guida la struttura Michele De Luca, primo ricercatore in Europa ad applicare le staminali epidermiche alla cura delle grandi ustioni. Nel team, una quindicina di ricercatori da ogni parte del mondo, tra i quali Graziella Pellegrini (che ha collaborato a sviluppare una terapia con staminali contro la cecità dovuta a ustioni chimiche) e Fulvio Mavilio che, con De Luca, sta lavorando a un protocollo per la cura, appunto, dei «bambini farfalla».

Ora con le staminali si spera di vivere in una seconda pelle